Tradizioni cristiane e credenze locali
L’eremo di S. Maria Giacobbe si trova a Pale, una piccola frazione del comune di Foligno (PG). Per raggiungerlo bisogna percorrere la S.S. 77 che da Foligno porta in direzione Colfiorito-Macerata. Di lì a pochi chilometri la strada sale lentamente e alla nostra sinistra la vallata si fa sempre più stretta. In cima ad essa, a livello della strada, si trova la frazione di Pale, una volta molto conosciuta per la presenza di una famosa cartiera.
Ad oggi questo paesino risulta molto abbandonato; metà delle case sono in rovina, mentre l’altra metà la si sta ricostruendo con i fondi del terremoto del 1997.
Giunti a Pale bisogna attraversare l’unica via di accesso e parcheggiare in una piazzetta limitrofe alla chiesa. Di qui inizia il cammino a piedi in direzione nord.
Il sentiero per raggiungere l’Eremo parte dall’estremità nord del paese, a ridosso della rocciosa montagna di Pale, nei pressi di una cabina Enel. Lo stradello taglia in orizzontale il versante montuoso, finché, dopo circa 300 metri si giunge ad una biforcazione: lo stradello a destra sale in direzione dell’Eremo mentre quello a sinistra scende in direzione Belfiore, un’altra frazione limitrofe.
Di qui la fatica inizia a farsi sentire in quanto si sale quasi in verticale attraverso dei grossi gradoni sia naturali che artificiali. Nei punti più pericolosi sono state montate addirittura delle ringhiere in ferro. Questo tratto di salita è segnato con le 14 stazioni della Via Crucis, pertanto il numero indicato sulle croci vi indicherà l’avvicinarsi del vostro traguardo. La salita è dura e faticosa ma il tutto viene ripagato non appena si affronta l’ultimo gradino. Di fronte a noi finalmente l’Eremo di S. Maria Giacobbe.
La prima curiosità nasce dal fatto che essa è molto più grande di come si vedeva dalla strada. Sicuramente la distanza tra la strada e la montagna era molto di più di quello che l’occhio umano poteva ipotizzare.
Di qui si può ammirare uno stupendo panorama con la visione di tutta la vallata del folignano.
Impressionante è la posizione di questo Eremo; il tutto è stato costruito in una semi-grotta naturale riparata in parte dalle intemperie. Dalla strada essa si mimetizza benissimo tra le enormi ed impervie pareti rocciose che svettano sopra e sotto. Questa parete è anche caratterizzata da grandi canaloni contenenti ghiaia... il tutto frutto di millenni di erosioni.
CENNI STORICI
Quest’eremo è stato costruito intorno al 1200 (poi restaurato nel 1712) ed è stato chiamato così in onore di Maria Jacobis. All’inizio del sentiero sopra descritto, proprio in prossimità del paese, si trova una buchetta sulla roccia della quale si narra sia un’impronta del piede della Santa. Di qui i cristiani, prima di iniziare il pellegrinaggio, mettono il piede in questa presunta impronta. Questo pellegrinaggio serve per purificarsi lo spirito ed esso deve avvenire camminando scalzi per tutto il tragitto. Altro scopo del pellegrinaggio era quello di venerare i propri antenati in quanto una volta gli abitanti di Pale vennero seppelliti proprio sotto quest’eremo.
Ancora oggi c’è gente che effettua l’intero percorso completamente scalzi recitando il rosario.
Durante il percorso in salita ci sono altre piccole fessure sulla roccia che si associano a delle impronte di mano lasciate dalla Santa durante l’ascesa. I malati di reumatismi associano delle proprietà benevole a questo pellegrinaggio tanto da strofinare le parti doloranti in queste fessure.
Nell’arco dell’anno ci sono ufficialmente 2 date fisse per questo genere di processione: il 25 maggio in onore della ricorrenza della Santa patrona e il giorno dell’Ascenzione che quest’anno (2005) capita l’8 di maggio.
Nulla vieta però che chiunque possa andarci in un giorno qualsiasi. L’unica cosa negativa è che troverà l’eremo chiuso. Le chiavi dello stesso sono custodite dalla famiglia Laureti che si trova nella vicina frazione di Belfiore. Eventualmente contattare la stessa per conoscere le modalità di visita al di fuori delle date stabilite.
Una volta quest’eremo era abitato e custodito da eremiti. L’ultimo c’è stato sino al 1963 e da allora non vi abitò più nessuno. Un piccolo orto e un pozzo di raccolta di acqua piovana garantivano agli eremiti un minimo di sopravvivenza in questo luogo privo di ogni altra fonte di sostentamento.
All’interno dell’eremo si possono ammirare numerosi affreschi di notevole importanza anche se in decadenti condizioni. I più antichi risalgono più o meno al 1200-1300 e da qui si ipotizza la data della nascita dell’eremo.
CONCLUSIONI
Sicuramente un luogo affascinante e misterioso, ricco di tradizioni cristiane e credenze locali. Al di fuori di tutto questo però si può valutare solamente l’aspetto fisico dell’eremo stesso. Questa particolare costruzione eretta su un enorme parete rocciosa che già da sé attira l’attenzione dei più ignari viaggiatori.
Da considerare inoltre che esso si trova all’interno del Parco Naturale dell’Altolina e pertanto ricco di altre attrattive floristiche, faunistiche e geologiche. Bellissime le Cascate del Menotre, immerse nella fitta vegetazione, che vi invio a visitare tramite il sentiero segnalato.
Visto che vi trovate in zona vi consiglio vivamente di visitare il borgo medievale di Rasiglia, conosciuto come il "Borgo dei ruscelli".